A circa 700 metri d’altitudine, immerso nella natura di Varana di Serramazzoni, sulle colline modenesi, sorge uno degli otto stabilimenti della Cooperativa Agricola del 4 Madonne Caseificio dell’Emilia. È qui che ogni mattina all’alba Alessia Zini, 40 anni, indossa il grembiule e guida con determinazione una delle produzioni più prestigiose del territorio: il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”.

In un mondo tradizionalmente maschile, Alessia rappresenta un’eccezione che sta diventando esempio e regola. Con competenza tecnica, passione concreta e una sensibilità affinata in 10 anni di esperienza, coordina tutte le fasi della produzione casearia, portando avanti un sapere antico, con uno sguardo moderno e responsabile.

Il suo Parmigiano Reggiano, marchiato con matricola 1086, è frutto di un ambiente unico e di una lavorazione attenta ai ritmi naturali della montagna. Un formaggio che racconta il suo territorio: la fatica quotidiana, il rispetto per la materia prima, la cura nei dettagli. E la qualità le è stata riconosciuta anche oltre confine: a febbraio, a Londra, questa eccellenza ha ricevuto un prestigioso Casello d’Oro, oltre a due menzioni speciali, per la Miglior Struttura e per il Miglior Profilo Aromatico, confermando che, quando la tradizione incontra la maestria, il risultato è straordinario.

Alessia Zini la casara di Caseificio 4 Madonne

Tradizione e innovazione: il ruolo della donna nella produzione del Parmigiano Reggiano

Nel mondo del Parmigiano Reggiano, la figura del casaro è storicamente legata a una tradizione casearia tramandata di padre in figlio. Ma oggi qualcosa sta cambiando. Lo dimostra l’esperienza di Alessia, che, tra una forma e l’altra, ci racconta come vive il suo lavoro e quali trasformazioni sta osservando nel settore.

“È un mestiere tradizionalmente maschile” spiega. “Vedere una donna casara è ancora considerato insolito in molte realtà casearie anche se, per fortuna, le cose stanno cambiando. Oggi la presenza femminile non viene più percepita come una minaccia, ma comincia a essere riconosciuta per il realevalore aggiunto che porta.”

All’inizio, sentirsi un’eccezione era quasi inevitabile. “Mi sentivo un po’ fuori posto. Ma col tempo, grazie all’impegno e alla costanza, mi sono guadagnata il mio spazio e il rispetto dei colleghi. Ora il genere passa in secondo piano: quello che davvero conta è la qualità del lavoro e i risultati che ottengo.”

Una qualità che nasce dall’incontro tra solide competenze tecniche — ereditate dal padre Tiziano e affinate grazie a chi ha creduto in lei lungo il percorso — e una spiccata sensibilità, tanto umana quanto fisica. “Le emozioni e la sensibilità sono la base di tutto. Senza passione, non potrei resistere in questo mestiere, fatto di sacrifici e di ritmi intensi. La delicatezza femminile emerge soprattutto in quei momenti della lavorazione del latte, dove la percezione tattile fa davvero la differenza tra una forma e l’altra.”

Ma come si traduce, questa sensibilità, in termini concreti?

“Nel toccare e percepire la consistenza della cagliata durante l’asciugatura dei granuli, quando sono ancora immersi nella caldaia. Ancora oggi, in molti caseifici, laddove siano presenti entrambi, mentre il casaro si occupa della spinatura, è la casara a seguire la cottura, controllando ogni granello, valutandone la struttura con le proprie dita per stabilire il momento esatto in cui intervenire.”

Un lavoro che unisce tecnica e istinto, dove la mano, l’esperienza e l’intuito valgono tanto quanto la conoscenza. E dove la presenza femminile è in aumento, e sempre più apprezzata.

L’impegno quotidiano e la sfida degli stereotipi

Essere casara, per Alessia, non è solo un mestiere: è una parte essenziale della sua identità. Un ruolo che non si esaurisce tra le mura del caseificio, ma che si estende a ogni ora del giorno — e della notte.

“Il lavoro occupa gran parte della mia vita, dalla mattina presto fino a sera, soprattutto in un piccolo caseificio di montagna, come il nostro, in cui produciamo al massimo 30 forme di Parmigiano Reggiano al giorno. Anche di notte, prima delle battiture, la mente resta lì, a quel latte che ho lavorato con le mie mani, come se avesse ancora bisogno della mia attenzione.”

Ma oltre alla fatica fisica, c’è anche una sfida più sottile: quella di dover costantemente dimostrare di essere all’altezza, di meritarsi il proprio posto nel mondo della produzione artigianale del Parmigiano Reggiano.

“Ho spesso dubitato di me stessa, e ancora oggi succede. Dietro l’apparenza forte, c’è sempre un po’ d’insicurezza. Però è anche questo continuo mettermi alla prova che mi spinge a dare il massimo. In realtà, questa sensazione è più un motore che un freno. Voglio che ogni forma che esce dal mio caseificio sia perfetta e curata in ogni dettaglio.”

Un riconoscimento concreto di questo impegno è arrivato anche dall’esterno, in modo decisamente ufficiale. I premi ricevuti al Casello d’Oro sono stati momenti che Alessia porterà per sempre nel cuore.

“Dopo appena dieci anni di lavoro (che in questo settore non sono considerati tantissimi), vedere il mio Parmigiano Reggiano premiato da una giuria internazionale di esperti è stato molto emozionante. Ma non lo considero un punto d’arrivo, piuttosto una tappa di un percorso di crescita che voglio proseguire con umiltà e consapevolezza.”

Un’eredità da portare avanti con orgoglio

Crescere tra caldaie fumanti e il profumo del latte appena munto, accanto a un padre casaro, ha dato ad Alessia una base solida. Ma la sua vera forza è stata quella di trasformare quella eredità familiare in un percorso personale e autentico nel mondo del Parmigiano Reggiano.

“Oggi mi sento casara a tutti gli effetti. Ho superato l’etichetta di ‘figlia di’ e ho costruito una mia identità professionale. Sono fiera del mio lavoro, delle mie scelte, dei risultati che ho ottenuto con le mie mani.”

Una consapevolezza maturata nel tempo, anche attraverso la difficile conciliazione tra vita professionale e gestione familiare. “Da bambina non amavo questo mestiere. Vedevo mio padre sempre al lavoro, sempre di corsa, e la famiglia spesso veniva dopo. Oggi, per fortuna, le cose sono diverse. Abbiamo diritto alle ferie, ai permessi. Vivo con i miei figli proprio sopra al caseificio, e questo mi permette di poter sempre esserci per loro: se stanno male, se hanno bisogno, o semplicemente per trascorrere più tempo insieme.”

Quando parla dei suoi figli, gli occhi di “mamma” Alessia si illuminano. Un ritratto, il loro, affettuoso e pieno di orgoglio: “Nicholas ha 21 anni, studia ingegneria del veicolo a Modena. È determinato, serio, il classico bravo ragazzo di cui ogni genitore va fiero. Giulia, 12 anni, è dolce e introversa, la cucciolotta di casa. Maia, la più piccola, ha 9 anni ed è una tempesta: vivace, schietta, determinata, proprio come me. Tiene tutti in riga!”

Tradizione e futuro: un’eredità da scegliere

Il futuro dei figli, per Alessia, non è un’eredità da imporre, ma un cammino nel quale accompagnarli con rispetto e fiducia. Non ha mai pensato di spingere i suoi figli a seguire le sue orme nel caseificio, ma sogna per loro una strada scelta con il cuore. "Vorrei che trovassero la loro vocazione, così come io ho trovato la mia — racconta — che si svegliassero ogni mattina con il desiderio di fare ciò che amano. Non è facile, lo so bene, ma non devono accontentarsi. Nella vita si cade, ma ci si rialza sempre, a testa alta, e si va avanti."

Alla domanda se immagina qualcuno dei suoi figli tra caldaie e forme di Parmigiano Reggiano, risponde con sincerità. "Non credo. Questo è un lavoro duro, fatto di sacrifici quotidiani. Ci si alza presto, anche nei giorni di festa. Oggi è già difficile trovare giovani disposti a cominciare come garzoni, non riesco a pensare ai miei figli in questo ruolo. Forse Maia… ma è presto per dirlo."

Nonostante ciò, Alessia non chiude la porta a questa possibilità. "Se fosse un loro desiderio, ne sarei felice. Ma imporlo? Mai. Glielo dico spesso: come il Parmigiano Reggiano ha bisogno del suo tempo per maturare, così anche le scelte di vita devono crescere con naturalezza, senza forzature."

In questo equilibrio tra il lavoro artigianale nel caseificio, l’attenzione alla famiglia e l’orgoglio di essere una donna forte e determinata, si riflette tutta la profondità del suo legame con questo mestiere. "È un amore diverso, quello per i figli e quello per il Parmigiano Reggiano, ma è pur sempre amore. E quando lo metti in ogni gesto, ogni forma racconta chi sei."

Tra le tante fasi della produzione del Parmigiano Reggiano, ce n’è una che Alessia vive come un rituale personale: la cottura della cagliata. “È il mio momento. Io, la caldaia e la cagliata. Spengo anche la radio: ci deve essere silenzio. È un momento intimo, quasi sacro. Solo le mie figlie possono entrare a salutarmi prima di andare a scuola, ma lo fanno in punta di piedi, con rispetto. Lì, in quel silenzio, si concentra tutta la mia passione per questo lavoro.”

Le radici di una vocazione: i primi passi di Alessia nel mondo del Parmigiano Reggiano

Il legame di Alessia con il Parmigiano Reggiano ha origini profonde, intrecciate con la storia della sua famiglia e del territorio. I suoi primi passi li ha mossi da giovanissima, accanto al padre. “Mio papà Tiziano lavorava come casaro alla Molinazza di Casalgrande (RE) e io l’aiutavo in spaccio, soprattutto nel periodo di Natale. Con il tempo sono stata assunta e ho iniziato a gestire lo spaccio, e lui, prima ogni tanto e poi sempre più spesso, mi chiamava per assisterlo con la caldaia e la cagliata. È stato un percorso a tappe, fatto di piccole conquiste quotidiane.”

Una crescita lenta, ma solida, che l’ha portata a diventare casara a pieno titolo, guadagnandosi sul campo fiducia e responsabilità. Il momento decisivo arriva nel luglio del 2016: “In quell’anno ci fu una fusione tra diverse realtà casearie. Si pensava di licenziarmi, ero ancora una garzona. Ma alla fine è emerso quanto fossi indispensabile: ero quella che faceva andare avanti tutto. Il mio ex presidente ha insistito perché restassi, e da allora non me ne sono più andata.”

Un passaggio di maturità e riconoscimento, che segna l’inizio di una nuova fase. Ma se il passato resta fondamentale, anche il presente è fatto di figure chiave.

Oggi il rapporto con il padre è ancora saldo e carico di stima reciproca. “È molto orgoglioso di me e io tengo tantissimo alla sua approvazione. Anche se ho costruito la mia identità professionale, sapere che lui riconosce il mio valore significa molto.”

Ma accanto a questo legame familiare, Alessia sottolinea con gratitudine il ruolo di un altro riferimento fondamentale nella sua crescita come casara: Giuliano Lusoli, oggi mastro tecnologo del 4 Madonne Caseificio dell’Emilia. “Giuliano è una figura preziosa, guida con esperienza e sensibilità un gruppo di otto casari, portando ogni giorno il nostro Parmigiano Reggiano a livelli di eccellenza. Gli sono profondamente grata: da lui ho imparato molto, non solo a livello tecnico ma anche umano.”

Alessia Zini casara di Caseificio 4 Madonne con i suoi deliziosi prodotti

Una squadra di casari, un solo obiettivo: l’eccellenza del Parmigiano Reggiano

Quella che si respira al 4 Madonne è un’atmosfera di fiducia, di collaborazione concreta. Alessia non è sola in questa avventura: fa parte di una squadra affiatata, che lavora ogni giorno in sinergia, unita da una passione comune e da un obiettivo condiviso — la qualità del Parmigiano Reggiano. “Il nostro lavoro non è mai isolato. Ogni stabilimento ha un casaro responsabile, ma il confronto è costante. Il dialogo quotidiano ci permette di trovare soluzioni, di crescere, di mantenere uno standard qualitativo elevato, riconosciuto anche all’esterno. Il lavoro di squadra è fondamentale.

Alessia ci tiene a nominare ogni membro di questa squadra, con orgoglio e rispetto. Ogni nome è un volto, ogni sede un presidio di sapere artigiano:

  • Giuliano Lusoli, Mastro Tecnologo

  • Jaspal Singh, Lesignana di Modena
  • Gurwinder Singh, Correggio
  • Gurwinder Singh, Savigno - Valsamoggia
  • Preet Mohan Singh, Baggiovara di Modena
  • Johnny Azzolini, Ventasso
  • Riccardo Lorizzo, Medolla
  • Omar Khainouch, Arceto

Valori e futuro: il mestiere di casara tra passione, famiglia e visione

A questa rete si aggiungono supporti tecnici esterni, che garantiscono un ulteriore livello di controllo e verifica. “Un tecnologo ci visita regolarmente e ci affianca con consigli e controlli, oltre alle verifiche del Consorzio. Ma ciò che conta davvero è l’esperienza condivisa tra noi casari. È lì che si costruisce la vera forza del nostro lavoro.”

Con lo sguardo rivolto al futuro, Alessia immagina ancora almeno venticinque anni immersa nel profumo del latte e nella magia delle stagionature lente. Un orizzonte fatto di nuove forme da produrre, di riconoscimenti da conquistare, ma soprattutto di esperienze da condividere con la squadra del 4 Madonne Caseificio dell’Emilia. Il mondo del Parmigiano Reggiano, racconta, è in continua trasformazione, e lei è pronta ad affrontarlo con lo stesso entusiasmo e la stessa competenza che l’hanno guidata fin dall’inizio.

Ma il suo percorso è anche simbolo di un cambiamento più ampio. Alessia ne è convinta: c’è bisogno di più donne nei caseifici, a ogni livello della filiera. E se può contribuire a questo cambiamento, lo fa raccontando la sua storia, con sincerità e orgoglio. Perché se ce l’ha fatta lei, partendo da zero, superando le difficoltà e affermandosi come casara, allora può farcela chiunque.

E se dovessi rivolgerti a una donna che, oggi, vuole diventare casara come te?

Alessia sorride e risponde decisa: “Le direi di provarci. Di non farsi intimidire. Di non smettere mai di imparare e di osservare. E soprattutto, di metterci il cuore. Perché il Parmigiano Reggiano è come un figlio: cresce con te, cambia con gli anni, e ha sempre bisogno della tua cura quotidiana. Ma, alla fine, ti ripaga con enormi soddisfazioni”.