Quando si parla di Parmigiano Reggiano esportato e consumato oltre confine, potremmo pensare a una percezione di questo prodotto alquanto diversa, o addirittura inferiore, rispetto all’Italia, forse per un suo utilizzo meno creativo o per una limitata disponibilità sul mercato.

In realtà, non è così. In base ai dati provenienti da recenti ricerche condotte dal Consorzio del Parmigiano Reggiano, risulta infatti che il Parmigiano Reggiano, spesso noto all’estero anche con il termine “parmesan” - ne parleremo di seguito -, gode di un’ottima reputazione e fama da parte dei consumatori stranieri, che gli riconoscono un enorme pregio.

Tuttavia, la sua notorietà non deriva da una specifica conoscenza del prodotto e dei valori culturali, tradizionali e territoriali che esso esprime; piuttosto, è collegata a un concetto alquanto approssimativo di cucina italiana, che lo rende facile bersaglio di imitazioni. Molti consumatori stranieri, infatti, pensano al Parmigiano Reggiano più come a un prodotto esclusivo e semplicemente buono, senza in realtà conoscere a fondo le proprietà nutrizionali di un alimento insostituibile nella dieta di tutti i giorni e che fa bene al nostro organismo.

Questo atteggiamento, in genere disattento e superficiale, si traduce in una diffusa incapacità dei consumatori di saper riconoscere il prodotto originale da un falso di bassa qualità che, del Parmigiano, porta solo un nome vagamente evocativo.

Parmesan: significato e utilizzo del termine

Proprio per evitare confusione nella definizione del Parmigiano Reggiano all’estero, va detto che la traduzione inglese “parmesan” è l’unica approvata dal Consorzio del Parmigiano Reggiano, a dispetto di molte altre come il “parmesao” brasiliano, il “reggianito” argentino, il “parmezan” russo, il “parmesan perfect” australiano, il “parmeson” cinese o addirittura il “vegan parmesan” o il “bottled parmesan” americani che, insieme a molte altre, non sono invece autorizzate.

Tuttavia, il termine “parmesan” può essere utilizzato solo in riferimento alla Denominazione di Origine Protetta, come descritto nelle Linee Guida per prodotti confezionati con Parmigiano Reggiano emesse dal Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano nel novembre del 2021.

In queste Linee Guida viene indicato che, in base a una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 febbraio 2008, è stato sancito che il termine “parmesan” può essere regolarmente usato solo nel caso in cui esso evochi chiaramente il disciplinare di produzione D.O.P. del Parmigiano Reggiano; pertanto può certamente accompagnare ed essere utilizzato insieme alla denominazione Parmigiano Reggiano, ma non può mai sostituirla. Questo dipende dal fatto che, come abbiamo già ricordato in questo articolo, l’unico e il solo nome legittimamente riconosciuto per questa D.O.P., sia in Italia che nel resto del mondo, è esclusivamente ”Parmigiano Reggiano”.

L’Italian sounding e l’impatto sul Made in Italy alimentare

Di Italian Sounding se ne sente parlare molto spesso, ma non tutti sanno concretamente cosa sia. Questo fenomeno, riferito a qualcosa, quasi sempre da mangiare, il cui nome “suona come se fosse italiano” non riguarda soltanto il Parmigiano Reggiano, ma anche molti altri prodotti agroalimentari nazionali. Esso consiste, in pratica, nell’utilizzo di termini, marchi, denominazioni, riferimenti geografici, combinazioni cromatiche e immagini che evocano l’Italia su confezioni ed etichette di prodotti agroalimentari che sono tipici della tradizione alimentare italiana ma che non vengono affatto prodotti in Italia, pur essendo però conformi alle regolamentazioni di etichettatura, quindi non contraffatti.

Ma più di ogni altra cosa, l’Italian Sounding rappresenta una grande criticità, che ormai da anni indebolisce tantissimo il posizionamento dei prodotti italiani sui mercati esteri e, cosa anche più grave, la percezione della qualità del Made in Italy in tutto il mondo.

Come riscontrato da una ricerca condotta nel 2022 da The European House Ambrosetti e Assocamerestero, l’Italian Sounding è assai presente in Giappone, Brasile e Germania, dove vengono messi in vendita tantissimi prodotti, cosiddetti italiani, ma non prodotti in Italia, tra i quali spiccano ragù di carne, aceto balsamico e, appunto, Parmigiano Reggiano, ovviamente con relativi nomi simil italiani.

Dalla stessa ricerca, risulta anche che il fenomeno dell’Italian Sounding, a livello mondiale, ha raggiunto un valore che supera i 79 miliardi di euro e che esprime il potenziale mancato guadagno per moltissime aziende italiane.

Come contrastare l’Italian Sounding a favore del vero Made in Italy?

Tra le possibili azioni di contrasto all’Italian Sounding, in parte suggerite nella ricerca di cui sopra, possiamo evidenziare la promozione della consapevolezza del consumatore straniero nei confronti delle caratteristiche dei prodotti agroalimentari del Made in Italy vero, che possono tradursi in:

  • Comunicazione più efficace del marchio, tramite eventi e fiere internazionali, oltre a campagne di marketing dedicate a uno specifico prodotto o gruppi di prodotti italiani;
  • Iniziative per educare i consumatori alla corretta lettura dell’etichetta e al riconoscimento dei tratti distintivi del prodotto originale;
  • Sinergie con il settore del turismo cosiddetto esperienziale, finalizzate a mostrare, in loco, la trasformazione della materia prima in un prodotto artigianale.

Riferendosi in modo particolare al Parmigiano Reggiano, le azioni di cui sopra sono intraprese con costanza e continuità dal Consorzio del Parmigiano Reggiano, che ha lo scopo di tutelare, vigilare, valorizzare, promuovere, diffondere e far conoscere, in Italia e nel mondo, le specificità del Parmigiano Reggiano DOP.

A questo proposito, nell’arco del 2021 il Consorzio ha eseguito oltre 30 interventi di vigilanza in Italia e numerose ispezioni in oltre 66 città europee ed extraeuropee. Questa attività istituzionale del Consorzio ha lo scopo di tutelare l’originalità del Parmigiano Reggiano DOP anche, e soprattutto, in quei paesi in cui questo formaggio viene maggiormente esportato e consumato, ovvero Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito e Canada: è proprio qui, infatti, che concorrenti senza scrupoli cercano di contaminare la fama del vero Parmigiano, così da incrementare lo spazio sul mercato per il loro fake parmesan.

Riteniamo, comunque, che oltre agli organismi ufficiali di controllo e vigilanza, ogni produttore debba sentire la responsabilità e il dovere di promuovere correttamente il Parmigiano Reggiano DOP, mettendone in evidenza la straordinaria qualità e le caratteristiche che lo rendono unico rispetto a qualsiasi altro prodotto caseario, italiano o straniero. Una volta acquisite queste informazioni, utili a riconoscere il vero Parmigiano Reggiano DOP da un falso, sarà lo stesso consumatore a voler spontaneamente diventare ambasciatore di questa eccellenza italiana.

 

Cosa c’è in un Parmigiano Reggiano DOP vero che, invece, manca in un falso?

Per riconoscere un vero Parmigiano Reggiano DOP da uno falso parmesan, bisogna innanzitutto definire quegli elementi distintivi e non replicabili, di seguito riassunti:

Non di rado, invece, i falsi parmesan sono realizzati con latte di scarsa qualità e dubbia provenienza, non sono stagionati e contengono, tra le altre cose, sia lattosio che caglio sintetizzato chimicamente.

Agli occhi di un consumatore consapevole, una buona arma per difendersi dai fake è dunque quella di tenere sempre in allenamento il gusto, la vista, l’olfatto e il tatto, ovvero i sensi coinvolti nel delicato processo di riconoscimento del vero Parmigiano Reggiano DOP, integrandoli con qualche visita guidata presso gli stabilimenti di produzione e con la lettura di contenuti aggiornati e provenienti da fonti di informazione affidabili.

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